29 agosto 2013

Il mito degli antiossidanti

La teoria dell'invecchiamento frutto del danno ossidativo, detta anche dei radicali liberi, può essere attribuita a Denham Harman, che nel 1945 rimase affascinato da un articolo sulle potenziali cause dell'invecchiamento letto su una copia del "Ladies'Home Journal"comprata dalla moglie.
All'epoca Harman aveva 29 anni, lavorava come chimico alla Shell Development e non aveva molto tempo per riflettere sulla questione. Ma nove anni dopo,laureatosi in medicina, fu assunto come ricercatore associato all'università della California a Berkley, dove iniziò a riflettere più seriamente sulla scienza dell'invecchiamento. E un mattino, mentre sedeva nel suo ufficio, ebbe una sorta di illuminazione: l'invecchiamento deve essere guidato dai radicali liberi.
Supponiamo che i radicali liberi si accumulino durante l'invecchiamento senza necessariamente esserne la causa: ma allora quali effetti hanno? Finora la domanda ha potato ipotesi più che a dati definivi. "I radicali liberi fanno effettivamente parte del meccanismo di difesa" sostiene Harman. In alcuni casi queste molecole potrebbero essere prodotte in risposta al danno cellulare, come segnale ai meccanismi di difesa propri dell'organismo. In questo scenario, i radicali liberi sarebbero una conseguenza del danno collegato all'età e non solo alla causa. In grandi quantità, tuttavia, afferma Harman, i radicali liberi possono provocare anche danni.
L'idea che danni minori possano aiutare l'organismo a resistere a danni maggiori non è nuova. In effetti, è così che i muscoli si sviluppano come risposta a un aumento costante della fatica cui sono sottoposti. Molti atleti della domenica,d'altro canto, hanno imparato a proprie spese che sottoporre improvvisamente il corpo a un brusco aumento di attività fisica, dopo un'intesa settimana seduti sulla scrivania, è quasi sempre un ottimo modo per provocare strappi ai polpacci e stiramento ai tendini, due lesioni serie fra le molti possibili.
Nel 2002 ricercatori dell'Università del Colorado a Boulder hanno esposto brevemente dei vermi al calore o a sostanze chimiche che inducevano la produzione di radicali liberi dimostrando che ciascuno di questi fattori di stress ambientale accresceva la capacità dei vermi di sopravvivere a danni più gravi in un secondo tempo. Questi interventi aumentavano l'aspettativa di vita dei vermi anche del 20%, ma non è chiaro in che modo influissero sui livelli generali di danno ossidativo perché i ricercatori non hanno stimato questi cambiamenti. Nel 2010, ricercatori dell'Università della California a San Francisco e della Pohang University of Science e Tecnology in Corea del Sud, hanno pubblicato un articolo sulla rivista"Current Biology" in cui affermano che alcuni radicali liberi attivano un gene chiamato HIF-1, responsabile diretto dell'attivazione di molti geni coinvolti nei meccanismi di riparo cellulare, fra cui uno che concorre a riparare il DNA mutato.
I radicali liberi potrebbero anche spiegare in parte perchè svolgere attività fisica fa bene. Per anni i ricercatori hanno ipotizzato che l'attività fisica fosse salutare a dispetto della produzione di radicali liberi, non grazie a questi ultimi. Ma in uno studio pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences"nel 2009 Michael Ristow, docente esperto in nutrizione alla Friedrich Schiller Universiy di Jena, in Germania, assieme ai suoi colleghi, ha confrontato il profilo fisiologico di sportivi che avevano assunto antiossidanti con quello di atleti che non lo avevano fatto. Ristow aveva osservato che gli sportivi che non avevano assunto vitamine godevano di una salute migliore; fra l'altro, gli atleti che non avevano assunto supplementi mostravano meno indizi di un possibile sviluppo di diabete 2.
Uno studio condotto da Beth Levine, microbiologa dell'University of Texas Southwestern Medical Center, ha dimostrato che l'attività fisica fa impennare anche un processo biologico chiamato autofagia, in cui le cellule reciclano pezzi di proteina consumati e altri frammenti subcellulari, vale a dire lo strumento usato per digerire e smantellare le vecchie molecole: i radicali liberi. Per complicare le cose ancora un po', tuttavia, la ricerca di Levine indica che l'autofagia riduce anche livelli generali di radicali liberi, e suggerisce che le tipologie e le quantità di radicali liberi in parti diverse della cellula possono giocare ruoli diversi, a seconda delle circostanze.

Se è vero che i radicali liberi non sono sempre dannosi, allora può darsi che i loro antidoti, gli antiossidanti, non facciano sempre bene: una possibilità preoccupante, dal momento che il 52% dei cittadini degli Stati Uniti assume quotidianamente dosi consistenti di antiossidanti come vitamina A e beta-carotene, sotto forma di supplementi multivitaminici. Nel 2007 il"Journl of the Medical Association" ha pubblicato una revisione sisematica di 68 trial clinici che ha concluso che l'assunzione di antiossidanti non riduce il rischio di morte. Quando gli autosi si sono limitati ad analizzare soltanto trial per cui vi erano minori probabilità di deviazioninei risultati- quelli in cui l'assegnazione dei partecipanti a un gruppo braccio sperimentale era chiaramente casuale e in cui nè i ricercatori nè i partecipanti saprevano che avrebbe assunto che cosa- hanno scoperto che alcuni antiossidanti erano correlati a un maggior rischio di morte.
Diverse organizzazioni statunitensi, fra cui l'American Heart Association e la American Diabetes Association, raccomandano oggi di non assumere integratori a base di antiossidanti se non per curare un'avitaminosi ben diagnosticata. "I lavori presenti in letteratura stanno fornendo prove crescenti che questi integratori- in particolare a elevate dosi- non sortiscono necessariamente gli effetti benefici che si pensava", dice Demetrius Albanes, ricercatore Senior al Nutritional Epidemiology Branch del National Cancer Institute. Invece, aggiunge, "siamo diventati profondamente consapevoli dei potenziali svantaggi".
Senza ulteriori prove, comunque, è difficile immaginare sia una situazione in cui gli antiossidanti possano cadere completamente in disgrazia sia una situazione in cui gli antiossidanti possano cadere completamente in disgrazia sia una situazione in cui la maggior parte di coloro che studiano l'invecchiamento sia un processo assai più complesso e intricato di quanto immaginasse Harman quasi sessant'anni or sono.
Gems, per esempio, ritiene che le prove puntino verso una nuova teoria secondo cui l'invecchiamento deriverebbe dall'eccessiva attività di certi pocessi biologici coinvolti nella crescita e nella riproduzione. Ma qualunque sia l'idea-o le idee- per cui propendono i ricercatori mentre vanno avanti nelle loro ricerche, "il continuo processo di scavo degli scienziati che esaminano i fatti sta spostando il settore verso orizzonti un po' più strani ma un po' più reali", dice Gems, "e un'inattesa boccata d'aria fresca".


Melinda Wenner Mojer
Le scienze 
Aprile 2013




26 agosto 2013

Correre fa bene.... ma come?

Sai già che correre fa bene alla salute. Ma sai anche come?



STIMOLA LA CARTILAGINE
Ignora i soliti pessimisti: correre non è necessariamente un male per le ginocchia. Alcune ricerche della Monash University, in Australia, rivelano che le sollecitazioni del running possono stimolare la produzione di cartilagine, proteggendo le articolazioni dall'artrite





                                 
AFFINA L'UDITO
Uno studio della Bellarmine Univerdity, nel Kentucky, rivela che le donne in forma hanno una probabilità del 6% di sentire meglio di quelle che non lo sono. L'attività fisica migliora la circolazione dell'orecchio e assicura un maggior apporto di elementi nutritivi che salvaguardia l'udito.

PROTEGGE LA PELLE
Alla Rutgers University, nel New Jersey, hanno scoperto che i topi che bevono acqua con caffeina e poi corrono, sono meno soggetti ai tumori della pelle di quelli che assumo solo caffeina o corrono soltanto. La combinazione caffeina-sport rallenterebbe lo sviluppo delle cellule danneggiate.






VINCE L'EMICRANIA
La corsa sostituisce, o comunque aiuta, a ridurre i farmaci. Uno studio condotto presso l'Università di Goteborg, in Svezia, ha dimostrato che chi soffre di emicrania è meno soggetto ad attacchi se si allena per 40 min tre volte alla settimana per più di tre mesi.

RIGENERA I MUSCOLI
I ricercatori della University of Illinois hanno verificato he l'attività fisica innesca un tipo di cellule staminali (mesenchimali) che stimolano altre cellule a generare nuovi muscoli. Questo processo potrebbe prevenire la perdita muscolare dovuta al passare degli anni.






CALMA L'ANSIA
Ti senti in preda al panico per l'imminente presentazione di un lavoro? Esci e corri. Studiosi della Sothern Methodis University, di Dallas, nel Texas, hanno scoperto che le persone che praticano regolarmente attività aerobica intensa hanno una risposta più positiva allo stress.






PREVIENE IL CANCRO
Da una ricerca finlandese che ha studiato 2560 uomini di mezza età per 17 anni è emerso che gli individui più attivi erano i meno soggetti a morire a causa di tumori, specialmente quelli dei polmoni e del tratto gastro-intestinale. E più intensa era l'attività fisica,migliori erano i risultati.









POTENZIA IL CERVELLO
Per vedere se l'esercizio fisico abbia effetti migliori di altri stimolanti, i ricercatori dell'University of Illinois hanno esposto i topi a tre tipi di stimolanti cerebrali: cibo piccante, nuovi giochi, esercizio della ruota. Quest'ultimo era l'unico a migliorare le loro funzioni cognitive.









RAFFORZA LE OSSA
Gli esercizi con i pesi migliorano la densità delle ossa preservandole da fratture e osteoporosi. Secondo i ricercatori della University of Missouri, un esercizio fisico di grande impatto, come la corsa, offrirebbe alle ossa benefici protettivi ancora maggiori.






Kit Fox
Rivista "Runners"
Luglio 2013

16 agosto 2013

Il diabete di tipo 2 accelererebbe il declino cognitivo


Secondo uno studio olandese, le persone con diabete di tipo 2 andrebbero incontro a un’accelerazione del declino delle facoltà cognitive, e la durata della malattia ne influenzerebbe l’evoluzione. Martin van Boxtel, del Dipartimento di Psichiatria e Neuropsicologia dell’Università di Maastricht, che ha coordinato lo studio, spiega: «Con il diabete di tipo 2 aumenta il rischio di deterioramento cognitivo, ma i meccanismi alla base del fenomeno non sono ancora chiari, sebbene la malattia macro e microvascolare giochi probabilmente un ruolo importante, data la sua presenza sia nel diabete sia nella demenza. L’ipotesi è che la disfunzione cognitiva diabete-correlata richieda anni per emergere, e che il follow-up della maggior parte degli studi sia stato troppo breve per rilevare differenze nel declino cognitivo. Sembra comunque che il tempo di esposizione alla malattia diabetica svolga un ruolo importante nell’evoluzione del declino cognitivo, e questo potrebbe fornire una finestra utile per la prevenzione e il trattamento precoce dei deficit cognitivi legati al diabete».
Secondo Boxtel sono contrastanti i risultati degli studi sull’evoluzione del danno cognitivo nei diabetici, poiché secondo alcuni il declino avviene secondo i ritmi normali dell’invecchiamento, e secondo altri, invece, avviene in modo accelerato in confronto a quello dei controlli.
I ricercatori dell’università olandese hanno studiato i dati relativi allo stato cognitivo di 1.290 partecipanti al Maastricht Aging Study, un progetto in corso dal 1992 per valutare l’influenza dell’età sulla memoria; i dati sono stati raccolti all’inizio della ricerca, dopo sei e dopo 12 anni di follow-up. 68 dei partecipanti avevano già il diabete all’inizio dell’osservazione, altri 54 lo hanno sviluppato nel corso dei primi sei anni, e altri 57 entro il dodicesimo anno.
I primi 68 hanno mostrato un declino più marcato rispetto agli altri, in particolare per quanto riguarda la velocità di elaborazione delle informazioni e per la diminuita funzione esecutiva, la capacità cioè di progettare e attuare uno scopo, mentre quelli con diabete incidente non hanno mostrato disturbi nei domini cognitivi, tranne un declino modesto della velocità di elaborazione delle informazioni. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Diabetes Care.

Spauwen PJ et al, "Effects of type 2 diabetes on 12-year cognitive change:results from maastricht aging study" 
Giugno 2013

10 agosto 2013

Un taglio alla sete

Durante le torride giornate estive ci vuole molto di più di un filtro salare per proteggere il corpo dal sole:"L'idratazione è molto importante quando si fa sport nelle giornate calde-afferma Douglas Casa, medico e presidente del Korei Stringer Institute alla University of Connecticut, che studia i colpi di calore e le cause di morte improvvisa durante lo sport-.Se non si è idratati sufficientemente il volume del sangue diminuisce e quindi il cuore è costretto a lavorare di più per dare energia ai muscoli e mantenerti fresco, il che influenza negativamente il tuo rendimento nella corsa".
Detto che con il caldo è scontatamente importante idratarsi adeguatamente, bisogna però dire che non esiste una regola che valga per tutti. Ogni runner ha bisogni specifici, in merito all'idratazione, che sono influenzati dal peso corporeo, dalla percentuale di sudore e dal livello di sforzo, senza dimenticare la temperatura, l'umidità e l'altitudine. Ciò non significa che il tuo piano di idratazione debba essere lasciato al caso. Queste strategie possono aiutarti a bere il giusto quantitativo prima, durante e dopo ogni corsa.

Prima della corsa
Uno dei modi migliori per limitare la disidratazione durante la corsa consiste nel bere sufficientemente prima. Controllare il colore dell'urina prima dell'impegno fisico è un sistema semplice per scoprire se si è ben idratati. Se è trasparente, quasi come l'acqua, stai bevendo troppo. Se ha il colore del the freddo, allora devi bere di più. Se ha il colore di una limonata leggera o un tono paglierino, sei ben idratato.
La quantità da bere dipende dal tempo che manca alla corsa, da quanto può tollerare il tuo stomaco e da quanto sei disidratato. In genere la maggior parte delle persone può assumere da 150 a 250 millilitri di liquidi subito prima di una corsa. A eccezione delle bevande alcoliche, che disidratano, tutte le altre, compresa l'acqua,le bevande energetiche, il caffè, il the e i succhi di frutta, possono aiutarti a mantenerti idratato durante la giornata.
Se ti senti disidratato prima di una corsa, ricordati di bere durante tutti i pasti. Il liquido che assumi a colazione,pranzo, cena di aiuta ad assorbire il contenuto di acqua in tutto ciò che ingerisci in quei pasti.

Durante la corsa
Se prevedi di correre 30 km è ovvio che dovrai bere durante la corsa. Ma che cosa devi fare se hai in programma di correre per un'ora? Oppure un lavoro di prove ripetute della durata totale di 45 min? Negli ultimi vent'anni sono state date indicazioni diverse. Le ultime teorie ci riportano al consiglio originale: bevi quando hai sete. Questo è il parere espresso dall'International Marathon Medical Directors Association e da Tim Noakes, insegnante e ricercatore universitario sudafricano, autore di Waterlogged: The serious problem of overhydration in Endurance Sports. "Il mecccanismo della sete è perfettamente sintonizzato con le esigenze del corpo-afferma Noakes-. Alcuni runners hanno sete quasi subito, mentre altri possono correre per ore senza sentire il bisogno di bere. Bevendo quando si ha sete si mantiene la giusta idratazione". Detto questo , il dottor Casa consiglia di bere sempre nelle corse di 90 minuti o più lunghe.
L'American College of Sport Medicine prevede un approccio diverso  consiglia di bere a sufficienza in modo da non perdere più del 3% del proprio peso in sudore. "Perdendo più peso, la prestazione comincia a risentirne",spiega Casa. Per riuscire a capire a quanto peso si"rinuncia" durante un'ora di corsa, bisogna salire nudi sulla bilancia prima e dopo la corsa (senza bere nulla a metà corsa). Se si perdono 500g significa che il sudore perso in un'ora corrisponde a mezzo litro, L'obiettivo non è riuscire a compensare tutta questa perdita durante la corsa, ma mantenere la perdita entro una quantità ragionevole".
Dovresti scegliere le bevande energetiche o l'acqua? Per le corse lunghe più di 60 minuti, le prime sono una buona idea. Contengono i carboidrati di cui i muscoli hanno bisogno per generare energia. Inoltre contengono elettroliti come il sodio e il potassio che si perdono con il sudore e che, oltre a contribuire all'equilibrio dei liquidi nel corpo, svolgono un ruolo fondamentale per il buon funzionamento di nervi e muscoli.

Dopo la corsa
Quando si torna dalla corsa è bene bere sinchè non si è appagati. Dopo le uscite brevi è suffciente farsi guidare dalla sensazione di sete e consumare liquidi durante i pasti. Se hai strisce bianche salate sul viso e sulla maglietta, signifca che hai perso un po' di sodi, quindi è meglio assumere uno sport drink oppure acqua con l'aggiunta di una bustina/pastiglia di elettroliti o, ancora, acqua abbinata ad alimenti che contengono sodio.
Al termine di corse particolarmente lunghe o impegnative si ha bisogno anche di proteine per riparare i muscoli danneggiati. Ecco perchè le bevande di "recupero" sono l'ideale, in quanto forniscono proteine per i muscoli e liquidi per la reidratazione. In quest'ottica, in verità, anche una bevanda con latte e cacao è un'ottima scelta, perchè il rapporto carboidrati-proteine è perfetto per il recupero.
Infine, se ti devi allenare nuovamente entro 12 ore, come per esempio se hai corso la sera tardi e prevedi di correre il mattino seguente, cerca di essere molto diligente per quanto riguarda l'idratazione: assumi liquidi regolarmente,finchè l'urina torna di un colore giallo paglierino e il peso normale.

SORSI EXTRA
Queste bevande hanno benefici supplementari per i corridori

Prima della corsa
-Caffè o tè: Molte ricerche hanno dimostrato che la caffeina può aumentare la capacità di resistenza. Attento, però, a non esagerare, per evitare un innalzamento eccessivo della frequenza cardiaca e disturbi gastrointestinali.
-Succo di pomodoro: un bel bicchiere di succo di pomodoro apporta discreti quantitativi sia di potassio che di sodio, importanti per bilanciare le perdite dovute al sudore, in particolare quando l'ambiente è caldo e/o umido.



A metà corsa
-Pastiglie/bustine di elettroliti: si dissolvono velocemente nell'acqua e contengono poche calorie, ma sono un ottimo sistema per ripristinare i sali; il loro contenuto di sodio stimola la sete, aiutando così a bere a sufficienza.
-Sport drink: i carboidrati forniscono l'energia necessaria a metà corsa, mentre il sodio aiuta a ripristinare gli elettroliti persi con il sudore.

Dopo la corsa
-Succhi di verdura: sono un'ottima fonte di vitamine e minerali, utili per ripristinare l'equilibrio a livello muscolare.
-Prodotti per il reintegro: disponibili in una vasta gamma sia già pronti che, più di frequente, come granulati da sciogliere in acqua, rappresentano una fonte facile da reperire di carboidrati e proteine, importanti per ripristinare le scorte energetiche e stimolare la riparazione dei muscoli.
-Latte al cioccolato: economico dal gusto accativante, possiede il rapporto carboidrati/proteine ideale per la riparazione dei muscoli.
-Succo di frutta: Freschi e gustosi, i succhi di frutta hanno un contenuto calorico elevato, per cui meglio berli con moderazione. Il succo di amarene,come quello di mirtilli, contiene bioflavonoidi che, secondo alcune ricerche, possono aiutare a ridurre le infiammazioni se consumati regolarmente.
-Frappè: preparati con frutta e latte o yogurt forniscono una buona miscela di antiossidanti, carboidrati e proteine.

Rivista"Runners"
Luglio 2013





4 agosto 2013

Valeoro!


Uno dei nickname di Valentina Vezzali, l'atleta italiana più vincente della storia della scherma.
Vulcanica, coraggiosa, combattiva: gli aggettivi per descrivere l'atleta sono forti ma non eccessivi. Valentina è così, possiede una vitalità è un'energia fuori dal comune, che emergono prepotentemente in ogni cosa che fa. Lo sanno bene le sue avversarie, basti ricordare il match alle Olimpiadi di Londra 2012 contro la sudcoreana Nam Hyun Hee. Quando il duello sembrava ormai perso, le stoccate e gli affondi sono diventati più potenti e precisi, il corpo minuto si è fatto guizzante, le gocce di sudore più copiose sotto la maschera, e alla fine l'ha spuntata lei, conquistando al fotofinish il bronzo nel fioretto femminile.
Del resto Vale, come la chiamano in tanti, è una predestinata della scherma. Ha infatti dimostrato presto di possedere talento e grande forza fisica e mentale: "potrei quasi dire che sono stati gli altri a decidere per me. Mia sorella Natalie, dovendo scegliere uno sport, optò per la scherma. Io e mia mamma la accompagnammo alla palestra del grandissimo maestro Triccoli: aperta la porta della sala il maestro mi vide disse che dovevo cominciare subito anch'io. Mia madre tentennava, ritenendomi ancora piccola è un po' mingherlina, qui però insistette e mi iscrisse". Da allora non ha più lasciato la scherma, iniziando presto a mietere successi, arrivando a conquistare in carriera tre oli olimpici e sei mondiali individuali.
Forse non tutti sanno però che alla base del suo allenamento c'è il running "La corsa è un elemento importante dell'allenamento schermistico. Di solito di mattina mi dedico alla parte atletica e a quella tecnica pomeriggio. Non posso però misurare in kilometri il mio lavoro sulla corsa, è fatto più di velocità che di fondo. Poi dipende dalla stagione sportiva: nei primi mesi si fa un lavoro più aerobico e su distanze più lunghe, a stagione avviata kilometri diminuiscono. Al massimo mi alleno sui 400 m, spesso sui 200. In generale mi concentro maggiormente sulla rapidità e si cambi di direzione. Aumento puoi l'impegno sulla velocità pura, i 10 e i 5 m, molto fartleck".
Nel periodo della gravidanza ha sostituito la corsa con il Walking:"Quando ero in dolce attesafacevolunghe camminate nuoto per un po' di tempo. Come già con Pietro, nel periodo finale della gravidanza sono rimasta completamente ferma per fare riposare il fisico; è tanto tempo che facevo agonismo, avevo bisogno di riposo fisico e mentale".
Ma comincerà presto a muoversi a pieno ritmo; con il primo figlio è ingrassata di parecchi chili, ma in pochi mesi ha ritrovato la silhouette di un tempo:"Sono tornata in forma gradualmente. Ho ricominciato a fare movimento dopo 18 giorni; soprattutto tantissima piscina e raminga dopo 45 giorni. In due mesi e mezzo sono arrivata al peso di sempre. Per la forma olimpica invece c'è voluto un po' più di tempo".
Quando tornerà a fare l'atleta presterà molta attenzione a ciò che mangia:"Prima degli allenamenti assumo carboidrati con condimenti molto semplici tante verdure. La sera invece mangio secondi di carne o di pesce accompagnati da molta verdura. La mattina preferisco il salato al dolce".
Non ha però solo lo sport nel cuore ma anche la politica. I Parlamento per Scelta Civica, promuoverà iniziative volte a favorire la pratica sportiva, soprattutto al femminile:"Sono stata scelta per rappresentare il mondo dello sport, importante per il benessere di una nazione. Per uomini donne, bambini, giovani e anziani. Ho contribuito personalmente alla creazione dell'Agenda Monti per lo sport e ha pronte alcune iniziative che trasformerò in proposta di legge dopo un confronto collaborativo con la realtà del mondo sportivo che intendo rappresentare. Esempio bisogna lavorare per permettere alle società e associazioni sportive di sopravvivere finanziariamente, pensando a qualche forma di beneficio fiscale e a facilitazioni nelle sponsorizzazioni delle piccole realtà".
La politica non la terrà lontana dagli impegni con la scherma e presto ricomincerà ad allenarsi. Alla domanda si riuscirà conciliare gli svariati impegni, non tentenna:"Certo che ce la farò. Nella vita ci sono già riuscita, questo il mio obiettivo principale: dimostrare che si può fare bene in più campi, che è possibile continuare a eccellere facendo dei sacrifici, senza abbandonare ciò a cui si tiene di più. Non rinuncio alla scherma e allo sport. La mia famiglia è ciò che più conta, ma voglio anche dimostrare che uno sportivo può fare bene in politica e dare un contributo importante".
In Italia le donne che praticano attività sportiva rispetta gli uomini sono in netta minoranza, ma eccellono in molte discipline e lei è uno degli esempi principali:"Noi donne siamo dotate di determinazione e perseveranza molto forti. Se facciamo qualcosa vogliamo farla bene. Abbiamo anche un'intensa capacità di concentrazione e la voglia di affermarci affiancata da una profonda sancompetitività. Perciò una donna che si impegna qualcosa, in qualsiasi campo, alla fine ne esce sempre nei migliori dei modi".
La schermitrice più vincente di sempre ha ancora tanta voglia di combattere e quando le chiedo se parteciperà ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro risponde quasi stizzita:"Non solo voglio partecipare lle Olimpiadi di Rio, ma voglio anche vincerle. Per me l'obiettivo dev'essere sempre il gradino più alto. La voglia di battermi e vincere, con il tempo non fa che aumentare. E anche il mio impegno in politica non è un freno ma uno stimolo: voglio vincere da parlamentare, dimostraree  che si può fare e dare il buon esempio a questa Italia che ha bisogno di ritrovare grinta, impegno e spirito di sacrificio per rilanciarsi.
E' decisa anche sull'atleta di riferimento: in campo maschile Pietro Mennea, che ricorda con affetto. mentre tra le donne è"senz'altro Sara Simeoni, tra le prime donne vincenti che seguivo da bambina. E altri miti come Deborah Compagnoni".
Tornando ai Giochi Olimpici è certa dei sogni che vorrebbe che si concretizzassero in Brasile: Le Olimpiadi di Rio sono il mi sogno e il mio obiettivo. Da piccola mio padre mi diceva che la cosa migliore sarebbe lasciare la carriera essendo ancora l'atleta da battere. E nel 2016 quella voglio essere ancora io".

Irene Righetti
Runners
Luglio 2013