21 gennaio 2014

Le scritte sui pacchetti di sigarette sono davvero efficaci?



“Il fumo uccide”. “Fumare nuoce gravemente alla salute”. Sono moniti familiari per chi ha il vizietto delle “bionde”, dato che per legge sono stampati in bell’evidenza su tutti i pacchetti di sigarette.Ma qual è la loro reale efficacia come deterrenti?
Secondo uno studio appena pubblicato su Psychological Science,sortirebbero addirittura l’effetto opposto, inducendo a comprarne e a consumarne di più.
“Gli avvertimenti scritti sulle etichette incutono senso di timore non appena letti, spronando a prendere in seria considerazione gli effetti negativi” sostiene Yael Steinhart, uno degli autori della ricerca, “ma col passare del tempo infondono, paradossalmente, un senso di fiducia nel prodotto.
Dipende dal lasso di tempo che intercorre tra la visualizzazione del monito e quando si comprano, fumano o valutano le controindicazioni”.
Più questo intervallo di tempo è lungo, più si è portati a enfatizzare le sigarette come qualcosa di attraente e positivo, con conseguente incremento nell’acquisto. Proprio il contrario di ciò che le avvertenze sul pacchetto dovrebbero comunicare. Non perché alle scritte “ormai ci si è fatta l’abitudine” e non se ne presta più attenzione o se ne dimentica il significato. È qualcosa di più complesso, che avviene a livello inconscio. 
In pratica, quando si pensa a qualcosa figurandosela nell’immediato, si tende a visualizzarla mentalmente in modo concreto, considerando tutti gli aspetti, buoni o cattivi. Mentre se è collocata in un futuro remoto, la nostra mente la rende astratta e non si focalizza sui dettagli. 
Dunque i messaggi sui pacchetti sono inutili o perfino controproducenti? Secondo i ricercatori, le aziende che veramente intendono sfruttarne l’efficacia dovrebbero attuare strategie di comunicazione valutando proprio il risultato del loro studio.
Angelo Piemontese
www.panorama.it
Gennaio 2014



13 gennaio 2014

Anna Stefani: una Young Runners

Benedetto il giorno in cui un tizio- che poi si chiama Ruggero Grassi e oggi è il suo allenatore- si presentò nella sua classe per parlare di atletica, con l'obiettivo di attirare in pista qualcuno di quegli studenti e, magari, di ricavarne un campioncino.

Anna, quando hai capito che la cosa poteva diventare seria?
Nella stagione 2013, cioè al secondo anno delle categoria Allieve. ho cominciato ad allenarmi inensamente. I risultati non sono tardati ad arrivare e i continui miglioramenti mi hanno dato la carica per inistere. Ma sono perfettamente consapevole che la strada è ancora lunga.


Hai dovuto tradire qualche altro sport o prima non avevi fatto nulla?
Nulla di particolare a livello agonistico. Però mi piaceva molto l'equitazione. Andare a cavallo è sempr stata la mia più grande passione.

Mamma, papà, fratelli: qualcuno viene dall'atletica?
No,sono la prima. Però papà ha giocato pallavolo ad alti livelli. E' arrivato sino alla serie C.

Quali distanze prediligi?
Vado meglio su quelle medio lunghe, tipo 3000 o 5000, che però ho corso solo una volta, ai campionati italiani Juniores, dove ho vinto. E pensare che in principio non mi piaceva fare troppi chilometri... La maratona? Per ora non ci penso proprio, mi sembra una cosa così lontana... Comunque devo ancora individuare bene quale sia la distanza che fa più per me.

Amicizie importanti nell'atletica?
Ho un bellissimo rapporto con Silvia Weissteiner (la numero 1 italiana degli ultimi anni sulle lunghe distanze).
Siamo compagne di allenamento, ci aiutiamo l'una con l'altra e andiamo molto d'accordo. Per me,poi, lei è un esempio da imitare. E i suoi risultati sono un grande stimolo. Quanto vorrei risucire a ripercorrere la sua carriera.

Ultima domanda: come mai a Vipiteno la corsa funziona cosi bene?
Non saprei, forse centra con l'ambiente. Comunque molto merito è del nostro allenatore.


Paolo Morabini
da rivista "Runner"
Gennaio 2014

7 gennaio 2014

Perché la celiachia è in aumento?

La celiachia è una malattia autoimmune, causata dal glutine presente nei cereali, che provoca disturbi quali diarrea e dolori addominali. Di recente l'aumento di incidenza della malattia registrato negli ultimi decenni è stato associato a un maggiore contenuto di glutine delle nuove varietà di frumento ottenute con il moderno miglioramento genetico. Ora però uno studio pubblicato sul "Journal of Agricutural and Food Chemistry" ha mostrato che le varietà i grano moderne non hanno un contenuto proteico significamene differente da quello delle varietà della prima metà del Novecento e che il collegamento tra celiachia e assunzione di frumento era sconosciuta fino agli anni cinquanta: prima di questo periodo, dunque, ogni sintomo dovuto a celiachia veniva classificato come generico disturbo gastrinenstinale. Secondo i dati disponibili, è molto probabile che ad aver aumento l'aumento dell'incidenza della malattia non sia stato l'alto contenuto proteico delle varietà moderne, ma il consumo pro capite di frumento e l'uso di glutine addizionato, entrambi aumentati fortemente negli ultimi decenni. Questi risultati, se confermati, potranno essere utili per studiare maggioramente la celiachia e fornire strategie efficaci per il suo contenimento e trattamento.

da "Le scienze"
Gennaio 2014